Frame
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- Voci correlate
Autori: Mario Comoglio, Leandro Castellani
Questo termine indica, in generale, un insieme organizzato di informazioni. In contesti tecnici e teorici diversi assume significati specifici:
in ambito cinematografico è sinonimo di fotogramma (occorrono 24 f. per ogni secondo di proiezione);
anche in ambito televisivo per f. si intende il singolo fotogramma visibile sullo schermo. In concreto a ciascun f. corrisponde una sequenza di impulsi elettrici (video analogico) o di bit (video digitale) che guidano la produzione dell’immagine. Negli standard PAL e SECAM il segnale video è composto da 25 f. per ogni secondo e ciascun f. è la somma di due semi-immagini, dette field (il primo con le linee dispari, il secondo con quelle pari); nello standard NTSC ci sono 30 f. (e quindi 60 field) per ogni secondo;
in ambito informatico designa una stringa di bit organizzata secondo determinati standard;
in semiotica il termine si riferisce alle operazioni di riconoscimento di genere, contestualizzazione, ecc. funzionali alla comprensione del testo.
Nella psicologia cognitivista in questo caso ci sembra importante approfondire la trattazione il f. indica un particolare modo di descrivere rappresentazioni mentali che la mente utilizzerebbe per decodificare, per organizzare o anche per sintetizzare conoscenze o chunk (grandi quantità) di informazioni. Negli ultimi decenni si sono sviluppate diverse linee di ricerca che hanno cercato di evidenziare come sono rappresentabili le conoscenze più complesse. Sono stati elaborati diversi modelli: il modello proposizionale, i modelli a rete e i modelli di rappresentazione di significato complesso (chiamati f. da Minsky, schemata da Rumelhart, scripts-MOPs-plans da Schank e Abelson).
Il f. è la rappresentazione che a partire da esperienze, abitudini o convenzioni noi abbiamo sviluppato di qualcosa (una stanza o un soggiorno) o di una situazione stereotipica (la festa di compleanno o un battesimo). Si può avere l’intuizione di un f. pensando, ad esempio, alla rappresentazione che ci diamo di una stanza nel momento in cui stiamo per entrare in essa. Prima di aprire la porta possediamo già una rappresentazione schematica di cosa possiamo trovare o vedere: quattro pareti, un pavimento, un soffitto, una finestra, alcune sedie, qualche quadro alle pareti, ecc. A questa rappresentazione facciamo ricorso se vogliamo descrivere una qualsiasi stanza e ancora ricorriamo a essa per compiere un processo di riconoscimento. Così afferma Minsky: «Questa è essenzialmente la teoria: quando si incontra una nuova situazione (o si compie un cambiamento sostanziale di un punto di vista del problema che si ha sottomano) si seleziona dalla memoria una struttura sostanziale chiamata f. Questo è uno schema memorizzato che è in grado di adattarsi alla realtà cambiando i dettagli secondo la necessità. Un f. è un datastructure per rappresentare una situazione stereotipa, come un’abitazione o l’andare a una festa per la nascita di un bambino. Inseriti in ciascun f. vi sono molti tipi di informazioni» (Minsky, 1975).
Un f. è una rappresentazione tale che non tutti gli elementi di cui è costituito (detti slot) devono essere adempiuti o esplicitati nel momento del loro uso. Gli slot non precisati vengono chiamati defaults assignments. I compiti (terminal) in via ordinaria non-saturati non vanno esclusi dal f., a meno che non sia detto espressamente, e costituiscono l’insieme delle aspettative e delle presunzioni che per la loro normale assunzione non hanno bisogno di essere ricordati (principle of inheritance properties). Questa caratteristica del f. spiegherebbe l’elevata attività di elaborazione di informazioni che si può compiere nella working memory (memoria di lavoro) e l’uso ellittico della comunicazione verbale ordinaria tra persone che hanno depositata nella memoria una rappresentazione del f. identica.
in ambito cinematografico è sinonimo di fotogramma (occorrono 24 f. per ogni secondo di proiezione);
anche in ambito televisivo per f. si intende il singolo fotogramma visibile sullo schermo. In concreto a ciascun f. corrisponde una sequenza di impulsi elettrici (video analogico) o di bit (video digitale) che guidano la produzione dell’immagine. Negli standard PAL e SECAM il segnale video è composto da 25 f. per ogni secondo e ciascun f. è la somma di due semi-immagini, dette field (il primo con le linee dispari, il secondo con quelle pari); nello standard NTSC ci sono 30 f. (e quindi 60 field) per ogni secondo;
in ambito informatico designa una stringa di bit organizzata secondo determinati standard;
in semiotica il termine si riferisce alle operazioni di riconoscimento di genere, contestualizzazione, ecc. funzionali alla comprensione del testo.
Nella psicologia cognitivista in questo caso ci sembra importante approfondire la trattazione il f. indica un particolare modo di descrivere rappresentazioni mentali che la mente utilizzerebbe per decodificare, per organizzare o anche per sintetizzare conoscenze o chunk (grandi quantità) di informazioni. Negli ultimi decenni si sono sviluppate diverse linee di ricerca che hanno cercato di evidenziare come sono rappresentabili le conoscenze più complesse. Sono stati elaborati diversi modelli: il modello proposizionale, i modelli a rete e i modelli di rappresentazione di significato complesso (chiamati f. da Minsky, schemata da Rumelhart, scripts-MOPs-plans da Schank e Abelson).
Il f. è la rappresentazione che a partire da esperienze, abitudini o convenzioni noi abbiamo sviluppato di qualcosa (una stanza o un soggiorno) o di una situazione stereotipica (la festa di compleanno o un battesimo). Si può avere l’intuizione di un f. pensando, ad esempio, alla rappresentazione che ci diamo di una stanza nel momento in cui stiamo per entrare in essa. Prima di aprire la porta possediamo già una rappresentazione schematica di cosa possiamo trovare o vedere: quattro pareti, un pavimento, un soffitto, una finestra, alcune sedie, qualche quadro alle pareti, ecc. A questa rappresentazione facciamo ricorso se vogliamo descrivere una qualsiasi stanza e ancora ricorriamo a essa per compiere un processo di riconoscimento. Così afferma Minsky: «Questa è essenzialmente la teoria: quando si incontra una nuova situazione (o si compie un cambiamento sostanziale di un punto di vista del problema che si ha sottomano) si seleziona dalla memoria una struttura sostanziale chiamata f. Questo è uno schema memorizzato che è in grado di adattarsi alla realtà cambiando i dettagli secondo la necessità. Un f. è un datastructure per rappresentare una situazione stereotipa, come un’abitazione o l’andare a una festa per la nascita di un bambino. Inseriti in ciascun f. vi sono molti tipi di informazioni» (Minsky, 1975).
Un f. è una rappresentazione tale che non tutti gli elementi di cui è costituito (detti slot) devono essere adempiuti o esplicitati nel momento del loro uso. Gli slot non precisati vengono chiamati defaults assignments. I compiti (terminal) in via ordinaria non-saturati non vanno esclusi dal f., a meno che non sia detto espressamente, e costituiscono l’insieme delle aspettative e delle presunzioni che per la loro normale assunzione non hanno bisogno di essere ricordati (principle of inheritance properties). Questa caratteristica del f. spiegherebbe l’elevata attività di elaborazione di informazioni che si può compiere nella working memory (memoria di lavoro) e l’uso ellittico della comunicazione verbale ordinaria tra persone che hanno depositata nella memoria una rappresentazione del f. identica.
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Bibliografia
- BARISIONE Mauro, Comunicazione e società: teorie, processi, pratiche del framing, Il Mulino, Bologna 2009.
- MINSKY M., A framework for representing knowledge in BRACHMAN R. J. - LEVESQUE H. J. (eds.), Readings in knowledge representation, Morgan Kaufmann, Los Altos (CA) 1985.
- RUMELHART D. E., Schemata. The building of cognition in SPIRO R. J. - BRUCE B. C. - BREWER W. F. (eds.), Theorical issues in reading comprehension. Perspecrive from cognitive psychology, linguistic, artifical intelligence and evaluation, Erlbaum, Hillsdale (NJ) 1980.
- SCHANK R. C. - ABELSON R. P., Scripts, plans, goals and understanding, Erlbaum, Hillsdale (NJ) 1977.
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Come citare questa voce
Comoglio Mario , Castellani Leandro , Frame, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (23/11/2024).
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